Gaza e la Rinascita Geostrategica: perché l’integrazione regionale è la chiave del futuro

Gaza e la Rinascita Geostrategica: perché l’integrazione regionale è la chiave del futuro
di Chiara Cavalieri *
AISC News.. La rinascita economica e geostrategica di Gaza non potrà realizzarsi senza un’integrazione regionale capace di spezzare l’isolamento cronico del territorio e l’attuale dipendenza – politicamente logorante e economicamente paralizzante – da Egitto e Israele. Per decenni, ogni forma di sviluppo, crescita o circolazione delle merci è dipesa da corridoi esterni controllati da attori che non rispondono agli interessi diretti della popolazione palestinese.
Nel breve periodo, il principale ostacolo a qualsiasi progetto di rinascita resta il controllo intransigente di Hamas, che ha trasformato Gaza in un sistema chiuso, refrattario a ogni riforma strutturale e incapace di attrarre investimenti seri. Finché l’apparato armato e politico del movimento non sarà superato o sostituito da un’amministrazione responsabile, ogni tentativo di rigenerazione rimarrà incompiuto.
Ma è proprio ora, in un contesto
instabile e ancora indefinito, che occorre guardare oltre l’immediato e immaginare la Gaza del futuro: una Gaza emancipata dalla dipendenza dagli aiuti, capace di produrre ricchezza, connettersi ai mercati regionali e globali, e inserirsi in un quadro di cooperazione strutturata.
In questa prospettiva, un quadro economico e geopolitico particolarmente promettente è rappresentato da IMEEC – India-Middle East-Europe Economic Corridor, il grande corridoio economico che unisce Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Giordania e Israele fino all’Europa attraverso una rete integrata di ferrovie, strade, porti, aeroporti e infrastrutture digitali.
IMEEC: una piattaforma strategica finora
incompleta senza Gaza
Nelle fasi iniziali di pianificazione del progetto IMEEC, Gaza è stata considerata soltanto marginalmente, quasi come un fattore esterno e complicato, da lasciare fuori per evitare complessità politiche. Tuttavia, negli ultimi due anni diverse voci – tra cui quella dell’autore del testo originario – stanno lavorando per promuovere un cambiamento di visione: Gaza non deve essere un’appendice, ma un nodo centrale.

L’obiettivo è chiaro: includere la Striscia nel corridoio IMEEC senza compromettere gli elementi fondamentali del progetto, ma anzi rafforzandone la portata.
Un’integrazione efficace sarebbe possibile attraverso:
Una linea ferroviaria Gaza–Giordania–Golfo, integrata con le reti saudite ed emiratine.
Un corridoio energetico che includa un oleodotto e potenzialmente infrastrutture per il gas.
Un network digitale con cavi in fibra ottica, per trasformare Gaza in un hub di servizi digitali e data exchange.
Un porto e un aeroporto gestiti con garanzie di sicurezza internazionali, capaci di connettere la Striscia ai mercati del Mediterraneo e del Golfo.
L’inserimento di Gaza nel corridoio IMEEC rappresenterebbe una rivoluzione geopolitica: il passaggio da un territorio confinato e dipendente a una piattaforma dinamica di commercio e interscambio.
Da enclave isolata a hub mediterraneo: la trasformazione possibile
Una Gaza connessa ai Paesi del Golfo e al Levante cambierebbe completamente natura: da periferia dimenticata a snodo commerciale mediterraneo. Questo mutamento produrrebbe almeno quattro effetti strutturali:
1. Stabilità politica
La stabilità non nasce dall’assistenza internazionale, ma dalla presenza di lavoro, mobilità e prospettive. L’apertura regionale diminuirebbe il potere delle milizie e delle economie parallele.
2. Rilancio economico
Le nuove infrastrutture attirerebbero investimenti privati, startup, logistica, cantieri, turismo e servizi digitali, rompendo la dipendenza dagli aiuti e dall’“industria delle ONG”.
3. Integrazione sociale
Una società connessa, mobile e produttiva è una società meno permeabile all’estremismo. La normalizzazione degli scambi crea cultura di cooperazione.
4. Valorizzazione identitaria
Entrare nei grandi corridoi commerciali del XXI secolo trasformerebbe Gaza in ciò che molti palestinesi desiderano: un orgoglio nazionale, un “gioiello del Mediterraneo” capace di trainare sviluppo e prestigio.
Il valore diplomatico del progetto
Il testo originale accenna anche a conversazioni avvenute negli ultimi due anni con alti funzionari arabi e internazionali: un lavoro di advocacy che mostra quanto il tema sia già sul tavolo diplomatico, anche se non pubblicamente.
Si tratta di una partita strategica: includere Gaza in IMEEC significa ridisegnare gli equilibri del Medio Oriente, aprire un corridoio di cooperazione israelo-arabo-palestinese e creare un precedente per la ricostruzione basata sull’integrazione, non sull’assistenzialismo.
Una visione che va oltre l’oggi
La vera sfida per Gaza è immaginare un futuro in cui non sia più un territorio assediato, ma un centro vitale della nuova geografia economica euro-medio-orientale.
IMEEC offre una cornice credibile per questa trasformazione. Il passaggio dall’isolamento all’integrazione regionale non è solo un’opzione infrastrutturale: è una scelta politica, identitaria e storica che potrebbe cambiare per sempre il destino dell’enclave e dell’intero popolo palestinese.
E, come anticipato dall’autore, ulteriori dettagli sulle discussioni con funzionari arabi e internazionali saranno resi noti prossimamente, ampliando ulteriormente il dibattito su un progetto che potrebbe ridefinire la geopolitica del Mediterraneo nei prossimi decenni.
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