Aodi, salute e pace binomio Indissolubile
Aodi: “La salute è la prima prova della pace”

Tregua a Gaza: una speranza di pace e salute dopo 737 giorni di guerra
Una tregua attesa da 737 giorni
Dopo oltre due anni di conflitto, è arrivata la tregua a Gaza. Un momento storico. Un respiro di speranza per due popoli.
La liberazione di 20 ostaggi israeliani e il rilascio di 1.966 prigionieri palestinesi segnano un passaggio cruciale. Ma la vera pace si misura nel rispetto della vita e della salute.
Aodi: “La salute è la prima prova della pace”
Il Prof. Foad Aodi, presidente di AMSI e UMEM, lancia un appello chiaro: servono corridoi sanitari, ospedali mobili e delegazioni mediche.
“La tregua è una gioia familiare e storica. Ma non basta fermare le armi. Bisogna salvare vite. Garantire cure. Proteggere i bambini.”
Gaza tra macerie e feriti
La situazione è drammatica. Oltre 67.000 morti, di cui 20.000 bambini. 177.000 feriti. Il 95% degli ospedali è distrutto.
Più di 1,5 milioni di persone sono senza casa. Le strade sono piene di macerie. Le famiglie tornano a piedi, senza tetto né acqua.
Emergenza sanitaria: servono interventi immediati
Le autorità locali denunciano: 5.500 bambini devono essere trasferiti all’estero per cure urgenti. Servono oltre 10.000 protesi per gli arti amputati.
Le epidemie crescono. Colera, dissenteria, infezioni respiratorie. L’acqua è contaminata. I servizi igienici sono distrutti.
Professionisti sanitari e giornalisti tra le vittime
In due anni di guerra sono morti 1.670 medici e infermieri. 268 giornalisti hanno perso la vita documentando la tragedia.
Una generazione di orfani cresce senza famiglia, scuola, futuro. Oltre 600 edifici scolastici sono stati colpiti.
Donne incinte senza assistenza
Le donne affrontano il parto tra le macerie. Senza ostetriche. Senza farmaci. Senza cure neonatali.
La salute materna è a rischio. La vita dei neonati è appesa a un filo.
Scuole e università distrutte
Il 70% degli istituti scolastici è danneggiato. Centinaia di migliaia di studenti non hanno più accesso all’istruzione.
Ricostruire scuole significa ricostruire speranza. Dignità. Futuro.
Fame e sfollati: la crisi continua
310 persone sono già morte di fame. I forni non bastano. Ne servirebbero almeno 30.000 per sfamare la popolazione.
Gli aiuti arrivano con 400 camion al giorno. Ma ne servirebbero almeno 1.000. Servono 300.000 tende per ospitare le famiglie.
Le proposte delle associazioni
Le associazioni AMSI, UMEM, Co-mai e Uniti per Unire propongono:
– Delegazioni mediche e ospedali mobili.
– Ricostruzione di scuole e università.
– Supporto telematico per consulenze mediche a distanza.
Appello internazionale: la salute come fondamento della pace
“La pace non può prescindere dal diritto universale alla salute” – ribadisce Aodi.
Serve solidarietà. Non strumentalizzazione politica. Serve l’invio di medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi. Serve forniture mediche e farmaci.
L’apertura all’Italia: studenti palestinesi e ricongiungimento familiare
Aodi chiede al Governo italiano di rivedere le norme che impediscono agli studenti palestinesi di portare con sé i figli.
“È un gesto di umanità. Eviterebbe il trauma della separazione. Rafforzerebbe il ruolo dell’Italia nella costruzione della pace.”
Riepilogo della crisi umanitaria
– Giorni di conflitto: 737
– Vittime: 67.000+ (20.000 bambini)
– Feriti: 177.000
– Bambini da trasferire: 5.500
– Ospedali distrutti: 95%
– Senza casa: 1,5 milioni
– Orfani stimati: 40.000+
– Scuole distrutte: 70%
– Vittime per fame: 310+
– Forni necessari: 30.000
– Camion di aiuti attuali: 400/giorno
Conclusione: la tregua a Gaza è solo l’inizio
La tregua a Gaza è un passo importante. Ma la pace vera si costruisce con la cura. Con la solidarietà. Con il rispetto dei diritti umani.
Salvare vite è il primo dovere. Ricostruire salute, istruzione e dignità è la strada da percorrere.
—
Giuseppe Criseo Editore www.ilquotidianoditalia.it e www.varesepress.info


