Crisi politica ed elezioni contestate: l’Egitto tra l’allarme di Farid Zahran e le risposte del consigliere Ahmed Al-Bandari
Crisi politica ed elezioni contestate: l’Egitto tra l’allarme di Farid Zahran e le risposte del consigliere Ahmed Al-Bandari
di Chiara Cavalieri*
AISC News.. La crisi politica in Egitto continua a occupare il centro della scena pubblica, non più come una percezione astratta ma come una realtà concreta che si manifesta in ogni fase del processo elettorale. Negli ultimi giorni, due interventi di figure di peso – Farid Zahran, leader del Partito Socialdemocratico Egiziano, e il consigliere Ahmed Al-Bandari, direttore dell’organo esecutivo dell’Autorità Elettorale Nazionale – hanno delineato un quadro che sembra confermare, da diverse prospettive, la profondità della crisi che il Paese sta attraversando.
La diagnosi di Farid Zahran: una crisi politica più grave della crisi economica
Durante un’intervista al programma Al-Hikaya, Zahran ha parlato senza filtri di una scena politica “triste”, svuotata di partecipazione, e soprattutto derisa sia dal popolo sia dalle élite. La sua analisi va oltre la semplice denuncia della bassa affluenza: ciò che Zahran mette in luce è un distacco strutturale tra cittadini e politica, un’apatia trasformatasi in sfiducia sistemica.
Secondo il leader socialdemocratico, lo scenario delle elezioni della Camera dei Rappresentanti del 2025 non è casuale. È il risultato di un accumulo di disaffezione e di un terreno politico impoverito dall’assenza di dialogo, di competizione reale e dall’erosione del senso civico.

Uno dei punti più critici sollevati da Zahran riguarda il denaro politico: non più un fenomeno marginale, ma una pratica strutturata che oggi include distribuzione di aiuti alimentari, somme di denaro e altri strumenti per influenzare direttamente il voto. Una distorsione profonda, che svuota la politica del suo significato e alimenta meccanismi clientelari.
Ancora più inquietante, secondo Zahran, è la presenza di alte figure dell’apparato statale che scoraggiano apertamente la vita politica, contribuendo a spegnere ogni tentativo di partecipazione. Una cultura amministrativa che non vede la politica come risorsa, ma come ostacolo.
È in questo clima che, secondo Zahran, alcune componenti interne allo stesso sistema avrebbero lanciato un allarme al presidente Abdel Fattah al-Sisi, consapevoli che una crisi politica profonda può divenire più pericolosa della crisi economica stessa.
La tempesta elettorale: annullamenti, irregolarità e sentenze
La lettura di Zahran trova riscontro nei fatti: l’intero processo elettorale egiziano è oggi attraversato da una serie di scosse giudiziarie che stanno ridisegnando la mappa del voto.
La Corte Suprema Amministrativa ha
annullato i risultati di 29 distretti
elettorali, ai quali si aggiungono altri 19

distretti invalidati direttamente dall’Autorità Elettorale Nazionale, su un totale di 70 distretti contestati nella prima fase delle elezioni.
Un dato senza precedenti nella recente storia politica egiziana.
La Corte, dopo aver esaminato 187 ricorsi, ne ha accolti una parte significativa, obbligando l’Autorità Elettorale a presentare le schede di scrutinio delle commissioni generali e delle sottocommissioni, evidenziando irregolarità nella gestione delle procedure e nella trasmissione dei risultati.
Molte delle invalidazioni riguardano la mancata consegna dei verbali ai delegati, un errore amministrativo che in un processo elettorale moderno assume un peso enorme, fino a richiedere la ripetizione del voto.
La risposta del consigliere Ahmed Al-Bandari: responsabilità diffuse, cambiamento lento
In questo contesto incandescente, il consigliere Ahmed Al-Bandari è intervenuto in due occasioni – su MBC Egypt e su Extra News – per chiarire la posizione dell’Autorità Elettorale e rispondere alla domanda che molti si pongono: chi è responsabile delle irregolarità nella prima fase delle elezioni?
La sua risposta è stata calibrata ma significativa.
Secondo Al-Bandari, il processo elettorale coinvolge sempre tre attori principali:
l’elettore,
il candidato,
l’autorità amministrativa.
E proprio per questo, afferma, non è possibile individuare una responsabilità unica.
Per il direttore dell’organo esecutivo dell’Autorità Elettorale, il vero problema risiede nel comportamento dei due attori principali: elettori e candidati. Quando questi non rispettano le regole, l’intero sistema ne risente. È un’affermazione che sembra alludere proprio al dilagare del denaro politico e dei comportamenti opportunistici denunciati da Zahran.
Al-Bandari sottolinea inoltre che eliminare le pratiche distorsive potrebbe richiedere due generazioni, a conferma di quanto la crisi politica egiziana sia radicata nel tessuto sociale.
Sul piano operativo, ha confermato che l’Autorità Elettorale sta già lavorando per identificare i distretti interessati dalle decisioni giudiziarie e preparare un nuovo calendario elettorale, che sarà annunciato dopo l’approvazione ufficiale.
Due visioni complementari della stessa crisi
Le parole di Zahran e quelle di Al-Bandari, pur da punti di vista diversi, convergono su un fatto essenziale: l’Egitto sta attraversando una fase politica delicata e complessa, in cui i problemi non derivano solo dall’amministrazione del voto, ma da una cultura politica ancora fragile, vulnerabile e attraversata da pratiche improprie.
Zahran denuncia la perdita di vitalità democratica, l’indifferenza sociale, la delegittimazione della politica.
Al-Bandari descrive difficoltà strutturali, lentezza nel cambiamento e responsabilità condivise.
Entrambi dipingono la stessa realtà: un Paese che deve ricostruire non solo il proprio processo elettorale, ma soprattutto il rapporto tra cittadini e politica.
Conclusione
La crisi elettorale non è un episodio isolato, ma il sintomo di un sistema politico che necessita di una profonda rigenerazione. L’Egitto si trova davanti a un bivio: trasformare questa fase in un’occasione di riforma, oppure lasciare che la sfiducia continui a erodere l’impalcatura democratica.
In questo contesto, le parole di Zahran e le precisazioni di Al-Bandari non sono semplici dichiarazioni, ma segnali che invitano a una riflessione urgente sulla direzione che il Paese intende prendere.
*L’autrice è presidente della associazione Italo-Egiziana Eridanus e vicepresidente del Centro Studi UCOI-UCOIM.
@RIPRODUZIONE RISERVATA




